BERGOGLIO, KIRILL E PUTIN
«Ho molti piacevoli ricordi dei nostri incontri e dei nostri costruttivi e significativi colloqui, che hanno riaffermato la somiglianza tra gli atteggiamenti della Russia e della Santa Sede sulle principali questioni internazionali. Sono fiducioso che lavorando insieme potremo fare molto per proteggere i diritti e gli interessi dei cristiani e per mantenere il dialogo interreligioso».
Era il 17 dicembre del 2021 e Putin inviava a Bergoglio gli auguri di compleanno, riaffermando la superiorità del suo potere sulla Chiesa ortodossa di Mosca, ed anzi, rimarcando come la sua direzione politica fosse inclusiva anche delle prospettive religiose.
L’accerchiamento dell’Ucraina da parte delle truppe russe era già iniziato a novembre del 2021.
Il rapporto tra Putin e il patriarca ortodosso di Mosca Kirill è un rapporto di potere ultraventennale, molto saldo, per quanto le sfere di influenza tra istituzioni civili e istituzioni religiose in Russia possano sembrare separate, in effetti sono talmente interconnesse che lui può parlare a nome di entrambi.
Bergoglio, nella cornice della sua politica mondialista, ha costruito negli anni una significativa relazione con le Chiese ortodosse, a cominciare proprio da quella di Mosca.
Come non ricordare l’incontro che ebbe proprio con Kirill a Cuba, acclamato da tutti i cattocomunisti nostrani perché si ritenne che potesse essere risolutivo per neutralizzare il regime di sanzioni contro Cuba da parte della comunità internazionale.
In quella occasione il duo Bergoglio-Kirill, redasse un documento congiunto nel quale si ribadiva il ruolo fondamentale della famiglia formata da uomo e donna, i cui effetti evangelici si stanno palesando proprio in queste ore perché i vescovi cubani, in perfetta continuità con il messaggio congiunto di Bergoglio e Kirill, hanno sferrato un attacco frontale al referendum in corso a Cuba sul nuovo codice della famiglia che permetterà alle coppie dello stesso sesso di sposarsi e di adottare.
Del resto sono proprio queste le finalità sottese a tutti i cosiddetti dialoghi interreligiosi, ovvero la negazione e il ridimensionamento dei diritti civili.
Bergoglio sta edificando la sua politica mondialista sapendo di dover condividere passaggi fondamentali con la chiesa ortodossa, e l’invasione dell’Ucraina ha scardinato pericolosamente il suo risiko religioso.
È per questo motivo che Bergoglio ha fatto carta straccia dei protocolli diplomatici, andando a far visita direttamente all’ambasciatore russo presso la Santa Sede, anziché convocarlo, come fanno normalmente i Capi di Stato.
E anche qui i cattocomunisti, i cattosocialisti e gli atei devoti si sono sovraeccitati davanti alla iniziativa del capo della Santa Sede, scambiando una monarchia allo sbando per una monarchia di grande valore diplomatico.
Bergoglio era talmente consapevole che stavano andando in fumo anni di relazioni bilaterali con le Chiese ortodosse russe, schierate con Putin, che non ha calibrato il suo gesto, la cui scompostezza istituzionale ha banalmente tradito anche il livello di dissidio interno, rimarcato peraltro con il rifiuto a partecipare ad un convegno organizzato a Firenze dai prìncipi della sua monarchia.
Del resto in tutte le monarchie assolute e in tutte le tirannie c’è sempre una opposizione interna poco visibile. Ce l’ha Bergoglio e ce l’ha anche Putin.
La Chiesa ortodossa di Mosca, esageratamente ricca perché attiva nel mercato dell’alcol, del tabacco e del petrolio, il dissidio interno lo aveva già materializzato con lo scisma dalla Chiesa ortodossa ucraina, e come tutte le organizzazioni di potere, ora ambisce ad azzerare i vertici religiosi ucraini quale conseguenza dell’azzeramento dei vertici politici ucraini da parte di Putin.
La Chiesa di Mosca vuole riprendere il controllo della Chiesa di Kiev, e Bergoglio sa che in questa partita rischia di rimanere mero spettatore, così ha spettacolarizzato un intervento che di diplomatico non aveva nulla. Tanto più che non ha espresso nemmeno un cenno alla posizione del suo omologo Kirill, limitandosi ad annunciare che forse si incontreranno in estate.
Resta inqualificabile per ogni persona dotata di un briciolo di umanità la decisione del Governo italiano di inviare armi alla popolazione ucraina, ed è persino banale dirlo, ma quando questa banalità la rimarca il Capo di una monarchia teocratica, si sa già che da parte delle masse parte la “ola”.
Le interferenze religiose negli scenari di guerra non sono mai state la soluzione, ma sono sempre state parte del problema.
E questa volta non ci sarà eccezione alla regola.
Fonte: https://left.it
Era il 17 dicembre del 2021 e Putin inviava a Bergoglio gli auguri di compleanno, riaffermando la superiorità del suo potere sulla Chiesa ortodossa di Mosca, ed anzi, rimarcando come la sua direzione politica fosse inclusiva anche delle prospettive religiose.
L’accerchiamento dell’Ucraina da parte delle truppe russe era già iniziato a novembre del 2021.
Il rapporto tra Putin e il patriarca ortodosso di Mosca Kirill è un rapporto di potere ultraventennale, molto saldo, per quanto le sfere di influenza tra istituzioni civili e istituzioni religiose in Russia possano sembrare separate, in effetti sono talmente interconnesse che lui può parlare a nome di entrambi.
Bergoglio, nella cornice della sua politica mondialista, ha costruito negli anni una significativa relazione con le Chiese ortodosse, a cominciare proprio da quella di Mosca.
Come non ricordare l’incontro che ebbe proprio con Kirill a Cuba, acclamato da tutti i cattocomunisti nostrani perché si ritenne che potesse essere risolutivo per neutralizzare il regime di sanzioni contro Cuba da parte della comunità internazionale.
In quella occasione il duo Bergoglio-Kirill, redasse un documento congiunto nel quale si ribadiva il ruolo fondamentale della famiglia formata da uomo e donna, i cui effetti evangelici si stanno palesando proprio in queste ore perché i vescovi cubani, in perfetta continuità con il messaggio congiunto di Bergoglio e Kirill, hanno sferrato un attacco frontale al referendum in corso a Cuba sul nuovo codice della famiglia che permetterà alle coppie dello stesso sesso di sposarsi e di adottare.
Del resto sono proprio queste le finalità sottese a tutti i cosiddetti dialoghi interreligiosi, ovvero la negazione e il ridimensionamento dei diritti civili.
Bergoglio sta edificando la sua politica mondialista sapendo di dover condividere passaggi fondamentali con la chiesa ortodossa, e l’invasione dell’Ucraina ha scardinato pericolosamente il suo risiko religioso.
È per questo motivo che Bergoglio ha fatto carta straccia dei protocolli diplomatici, andando a far visita direttamente all’ambasciatore russo presso la Santa Sede, anziché convocarlo, come fanno normalmente i Capi di Stato.
E anche qui i cattocomunisti, i cattosocialisti e gli atei devoti si sono sovraeccitati davanti alla iniziativa del capo della Santa Sede, scambiando una monarchia allo sbando per una monarchia di grande valore diplomatico.
Bergoglio era talmente consapevole che stavano andando in fumo anni di relazioni bilaterali con le Chiese ortodosse russe, schierate con Putin, che non ha calibrato il suo gesto, la cui scompostezza istituzionale ha banalmente tradito anche il livello di dissidio interno, rimarcato peraltro con il rifiuto a partecipare ad un convegno organizzato a Firenze dai prìncipi della sua monarchia.
Del resto in tutte le monarchie assolute e in tutte le tirannie c’è sempre una opposizione interna poco visibile. Ce l’ha Bergoglio e ce l’ha anche Putin.
La Chiesa ortodossa di Mosca, esageratamente ricca perché attiva nel mercato dell’alcol, del tabacco e del petrolio, il dissidio interno lo aveva già materializzato con lo scisma dalla Chiesa ortodossa ucraina, e come tutte le organizzazioni di potere, ora ambisce ad azzerare i vertici religiosi ucraini quale conseguenza dell’azzeramento dei vertici politici ucraini da parte di Putin.
La Chiesa di Mosca vuole riprendere il controllo della Chiesa di Kiev, e Bergoglio sa che in questa partita rischia di rimanere mero spettatore, così ha spettacolarizzato un intervento che di diplomatico non aveva nulla. Tanto più che non ha espresso nemmeno un cenno alla posizione del suo omologo Kirill, limitandosi ad annunciare che forse si incontreranno in estate.
Resta inqualificabile per ogni persona dotata di un briciolo di umanità la decisione del Governo italiano di inviare armi alla popolazione ucraina, ed è persino banale dirlo, ma quando questa banalità la rimarca il Capo di una monarchia teocratica, si sa già che da parte delle masse parte la “ola”.
Le interferenze religiose negli scenari di guerra non sono mai state la soluzione, ma sono sempre state parte del problema.
E questa volta non ci sarà eccezione alla regola.
Fonte: https://left.it
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